Giovanni Pizzimenti
venerdì 2 settembre 2016
giovedì 1 settembre 2016
Cani ,ca, ta, fa, a manciata.
Nel mio paese, Isola di Capo Rizzuto, generazioni di giovani, ci siamo cresciuti,usando
questa espressione per manifestare un diniego ,o meglio per rendere piu' fermo e irremovibile
un no, a qualsiasi richiesta di aiuto,fatta da un amico o da un conoscente con il quale si era in confidenza.
Usavamo questo detto senza conoscerne ,la storia e come era nato.
Mesi addietro leggendo un libro pubblicato da un mio amico ho trovato la storia della sua
nascita che rimanda al suo primo autore e il contesto nella quale nacque.
La voglio raccontare perchè ci rimanda ai primi decenni del secolo, e a una realtà,cruda e
terribile che poi è quella che vissero ,i nostri nonni ,e i nostri padri,e che e bene non dimenticare.
Negli anni che stiamo parlando,Isola di Capo Rizzuto,era un borgo di braccianti agricoli,
gli abitanti ,nella quasi totalità,erano proprietari,soltanto del loro corpo e dei loro muscoli.
Sopravvivevano con quello che madre natura spontaneamente offriva.
I più intrapendenti si spingevano a piedi per cercare di vendere e non sempre ci riuscivano,
la propria forza lavoro,e raggiungevano il territorio di Crotone,dove alcuni mezzadri
che avevano in mezzadria, le terre dei conti e dei baroni e sulle quali coltivavano il grano,
se il tempo lo permetteva li facevano lavorare per estirpare le erbacce nel seminato.
Questo lavoro aumentava la quantità del raccolto finale e veniva remunerato con la
ricompensa in natura di uno pane per sfamarsi.
Tommaso quella mattina si era incamminato di buon ora da Isola per raggiungere il podere
del mezzadro che di solito lo prendeva a lavorare in compagnia del suo fido cane.
Stava per raggiungere il podere ,quando il tempo si volse al brutto.
Incomincio' a piovere e in quelle condizioni,Tommaso sapeva bene che la giornata
di lavoro era sfumata,in quanto in quelle condizioni entrando nel terreno coltivato erano
piu' le piante che si danneggiavano che quelle che si salvavano dall'estirpazione delle
erbe infestanti.
Inverti' quindi la direzione di marcia per tonarsene a casa e rivolgendosi al fido cane
rassegnato pronuncio' la frase che diventera' un famoso e diffuso detto popolare
isolitano:
Cani ,ca, ta, fa ,a manciata
Nel mio paese, Isola di Capo Rizzuto, generazioni di giovani, ci siamo cresciuti,usando
questa espressione per manifestare un diniego ,o meglio per rendere piu' fermo e irremovibile
un no, a qualsiasi richiesta di aiuto,fatta da un amico o da un conoscente con il quale si era in confidenza.
Usavamo questo detto senza conoscerne ,la storia e come era nato.
Mesi addietro leggendo un libro pubblicato da un mio amico ho trovato la storia della sua
nascita che rimanda al suo primo autore e il contesto nella quale nacque.
La voglio raccontare perchè ci rimanda ai primi decenni del secolo, e a una realtà,cruda e
terribile che poi è quella che vissero ,i nostri nonni ,e i nostri padri,e che e bene non dimenticare.
Negli anni che stiamo parlando,Isola di Capo Rizzuto,era un borgo di braccianti agricoli,
gli abitanti ,nella quasi totalità,erano proprietari,soltanto del loro corpo e dei loro muscoli.
Sopravvivevano con quello che madre natura spontaneamente offriva.
I più intrapendenti si spingevano a piedi per cercare di vendere e non sempre ci riuscivano,
la propria forza lavoro,e raggiungevano il territorio di Crotone,dove alcuni mezzadri
che avevano in mezzadria, le terre dei conti e dei baroni e sulle quali coltivavano il grano,
se il tempo lo permetteva li facevano lavorare per estirpare le erbacce nel seminato.
Questo lavoro aumentava la quantità del raccolto finale e veniva remunerato con la
ricompensa in natura di uno pane per sfamarsi.
Tommaso quella mattina si era incamminato di buon ora da Isola per raggiungere il podere
del mezzadro che di solito lo prendeva a lavorare in compagnia del suo fido cane.
Stava per raggiungere il podere ,quando il tempo si volse al brutto.
Incomincio' a piovere e in quelle condizioni,Tommaso sapeva bene che la giornata
di lavoro era sfumata,in quanto in quelle condizioni entrando nel terreno coltivato erano
piu' le piante che si danneggiavano che quelle che si salvavano dall'estirpazione delle
erbe infestanti.
Inverti' quindi la direzione di marcia per tonarsene a casa e rivolgendosi al fido cane
rassegnato pronuncio' la frase che diventera' un famoso e diffuso detto popolare
isolitano:
Cani ,ca, ta, fa ,a manciata
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